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Sono pessimista Monsee..... tempo al tempo e vedremmo come andremmo a finire, ci resteranno dei bei ricordi, questi non li possono sostituire chi stà in alto alla classe politica.Molti anni fà quì era Austria, poi hanno fatto una bella diplomatica pulizia etnica, ma nel cuore delle persone certe cose non le cambi, i giovani non provano certe emozioni, e molti valori vanno persi.Cosa vuoi farci......andremmo avanti. Due anni fà in un asilo di un piccolo paese una maestra di propia iniziativa, non ha voluto festeggiare il natale,come era usanza, le solite canzoncine,il presepe,i disegni a tema, nel rispetto ,così si era giustificata, di due bimbi islamici che frequentavano tale classe. Gli altri 12 binbi quell'anno il 2007,il natale all'asilo, a 5 anni, è stato come un normale periodo scolastico, o quasi per non esagerare.D'accordo poi sono arrivati i problemi per quella insegnante,però ti dirò che è stato triste sapere cosa era accaduto e vorrei vedere quale genitore non ha provato rabbia per quella insegnante.
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Altro topic, praticamente...
Sono "le grandi domande della Vita", cui ciaschedúno è libero di risponder come crede.
In sintesi estrema, io penso che le cose stian così (oh, beh... pressappoco!): 1) la Natura NON "vuole" un bel niente (né da noi, né da altri e neppure da sé stessa medesima), giacché non ha autocoscienza alcuna e non si pone questioni di sorta: esiste e si ripete, senza scopo altro che l'esistere e il ripetersi (che altro non è se non il manifestarsi stesso del semplice esistere), punto e basta; 2) lo stesso suo "ripetersi" (che non mira a un bel niente: è solo -come già detto- il puro e semplice manifestarsi dell'esistere) è del tutto casuale, dal che discende che tale "ripetersi" non è sempre del tutto uguale. E questa serie di piccole/grandi "non-uguaglianze" (che provoca, con la reiterazione, un progressivo allontanamento dalla situazione iniziale -qualunque essa fosse- e va a generare situazioni differenti e nuove) noi lo chiamiamo "evoluzione" (dell'Universo tutto, come anche della Vita e delle "cose"); 3) l'evoluzione porta (perché è casuale), o prima o dopo, a "fasi" (limiti di Tempo [ovvero, tempi definiti e limitati]) e "zone" (limiti di Spazio [ovvero, spazi definiti e limitati]) di complessità crescente. La maggior parte dei quali non ha, poi, nulla che sia particolare. Ma alcune d'esse, invece, per la loro stessa -benché nata dal caso- "struttura" han la tendenza ad essere, in qualche maniera, "un po' più stabili": esse tendono, nella reiterazione del loro stesso "ripetersi", a mantener livelli sempre crescenti di complessità. Son come "isole di complessità" che vanno, a mano a mano, distaccandosi (o, meglio, stagliandosi) sullo sfondo di un "esistente" fatto sol di caotico e casuale; 4) nell'arco di un tempo concretamente ENORME (ben oltre i 10 MILIARDI di anni!), tali "isole di complessità" hanno incontrato destini (casuali) diversi: alcune si sono perdute; altre, si sono incontrate, reciprocamente annichilite oppure mescolate, ingenerando, in quest'ultimo caso, delle "sequenze" nuove... Sul piano universale, da una sempre maggior complessità e dal casuale avvicinarsi e allontanarsi delle "isole", nacquero nubi d'idrogeno -colossali- alcune delle quali (con il trascorrere del tempo), lentamente collassarono; 5) e anche quel "collasso" (gravitazionale), laddove si manifestò, condusse a un nuovo -e ben più repentino che in passato- aumento della complessità in quei sistemi (in quelle "isole"): ne derivarono i Quasar, poi le proto-galassie e le galassie; nacquero le stelle; 6) così com'eran morti i Quasar (che, proprio morendo, avevano spianato la via alle Galassie), poi, cominciarono a morire anche le prime stelle; tantissime "di lenta morte per ipotermia", altre (la minoranza, ma tante comunque) chiudendo la propria esistenza con un'ultima, deflagrante, esplosione; e i resti di quelle stelle morte andarono a "concimar" le Nebulose attorno; Nebulose che, tante volte, non reagirono nemmeno e altre volte -qualcheduna,- reagirono, collassando a propria volta verso il loro interno; cosa che ulteriormente implementò in loro la complessità; 7) a mano a mano che collassavano, in quelle immense Nebulose ch'eran state "concimate" dalle stelle giganti e supergiganti morenti, s'andarono addensando, in boccio, nuove stelle: non più fatte soltanto d'idrogeno e d'elio, ma contenendo, adesso, anche delle -sia pur minuscole- preziosissime "impurità" (preziose proprio in quanto eran esse che, frutto della sempre crescente complessità, andavano ad accrescerla in modo, adesso, esponenziale, creando "isole dentro alle isole", "sistemi di sistemi" collegati fra loro seppure assai distanti [i molti Sistemi Solari che popolano l'Universo, per esempio, i cui più pesanti pianeti nacquero esattamente dall'addensarsi di quelle -percentualmente microscopiche nel mastodontico totale- "impurità": ferro, carbonio, etc..., etc...]): 8) dentro i "sistemi di sistemi", col tempo, vennero a crearsi ulteriori "isole", altri sottosistemi che erano, in realtà, pure essi dei "sistemi"; ne nacquero, cioè, i Sistemi Solari come il nostro, col loro armamentario di pianeti (alcuni pesanti e altri gassosi), satelliti, vaganti pezzi di roccia, nubi oscure di gas e ghiacciate comete che orbitano attorno ad un corpo centrale; 9) ma, in tutte queste "isole" interconnesse fra loro (eppure, al tempo stesso, anche distanti e separate), la complessità seguitò sempre e comunque ad aumentare; la materia, a furia di combinarsi, dissociarsi e ricombinarsi, si ritrovò, infine -in alcune microisole sporadiche, lontane fra di loro- in una FORMA vecchia [giacché c'eran già da miliardi d'anni immense nubi interstellari d'ammoniaca] eppure, al tempo stesso, NUOVA (perché vi era, adesso, una ben maggiore probabilità di ricombinazione): era nata la chimica organica (la Vita, ovviamente, non ancora), frutto dell'inevitabile aumento della complessità nelle "isole-sistema" a mano a mano che il processo andava avanti; 10) la Vita, a mio parere, nacque qualche millimetro al di sotto della superficie di talune comete; non ho prove a supporto, per cui non posso certo garantirlo. Ma ho la sensazione che avremo un giorno la prova sicura che le cose sono andate per davvero in tale modo (e NON soltanto nel nostro Sistema Solare, ma anche in moltissimi Sistemi Solari non tanto dissimili dal nostro). L'alternativa potrebb'essere che la Vita sia nata in questo o quel satellite o pianeta: e anche se così non fosse andata, per esempio, qui da noi [nel Sistema Solare nostro, intendo], ciò non significa che altrove non possa essere andata, invece, così. Il punto chiave, in ogni caso, è sempre quello che agì sin dal principio: il caso puro e semplice, che inevitabilmente porta ad aver sempre più "isole" con sempre maggior grado di complessità; 11) la caratteristica più evidente dell'organico sull'inorganico è che l'organico è immensamente più "complesso" del suo antenato inorganico; così come il "vivo" è immensamente più complesso dell'organico che non è affatto vivo (dell'ammoniaca, per esempio); l'organico non solo è più complesso, ma cresce (in complessità, evolvendosi) più celermente di quel che abbia mai fatto l'inorganico; similmente, il "vivo" cresce (evolvendosi nel tempo) in "complessità", assai più celermente di quel che potrà far mai il puro organico (quello non-vivo, intendo); con la comparsa della "vita", dunque, la crescita della "complessità" (all'interno delle "isole" vitali) s'accrebbe -come mai prima- esponenzialmente; non durò molto che il "ripetersi" incessante (in talune micro-isole vitali) divenne un "riprodursi". E già il "riprodursi" accrebbe ulteriormente la velocità di accrescimento della "complessità", ma quando accadde -casualmente- che quel "riprodursi" divenisse più FRAGILE (potesse più facilmente, intendo, crear degli "errori di copia"), l'evoluzione accelerò di nuovo enormemente (facendo crescere ancora la complessità di quelle "isole" interessate al fenomeno). La stessa riproduzione sessuata s'impose sol perché implementava enormemente la possibilità di "errori di copia", cosa che favorì quell'aumento vorticoso della complessità sfociato in quella che, ai nostri occhi odierni, è l'EVOLUZIONE. Alla fine, crescendo la complessità, ne venne -al tempo stesso un puro caso e una conseguenza inevitabile dell'originario Big Bang- anche un organo tanto complesso da poter concepir pensieri pienamente astratti qual'è il nostro cervello; 12) non ci scordiamo che OGNI ATOMO che forma i nostri corpi (eccettuati i soli atomi di idrogeno) è NATO NELLE STELLE (molti, anzi, son nati proprio in quel brevissimo momento tumultuoso in cui sono esplose, morendo, le stelle più grandi e massicce... lontane da noi chissà quanto!); noi stessi siamo, dunque, PEZZI DI UNIVERSO. Un po' come i nostri globuli rossi son "pezzi del nostro corpo". Non siamo "scissi e distinti" dall'Universo: noi SIAMO "porzioni limitate di Universo", in tutto e concretamente. Ora, si dice spesso che l'Universo è "grande". Ma, a pensarci bene, intesa in senso metafisico, codesta affermazione sa di assurdo. La Stella innanzi a cui noi ci sentiam dei nani di nessun'importanza, non solo non sa di noi, della nostra stessa esistenza (e passi!... fra i Giganti, che contan le minuscole formiche?), ma neanche sa un bel niente delle altre Stelle sue sorelle che -metafisicamente- sarebbero sue pari! Noi, invece, noi, i nani privi di qualsivoglia importanza, noi, le misere formiche che non vale la pena nemmeno di schiacciare, noi abbiamo questo potere immenso: noi ci rendiamo conto di noi stessi e dell'Universo. Noi, "pezzi limitati dell'Universo", dunque, siamo proprio l'AUTOCOSCIENZA dell'Universo di cui siam parte integrante. Se l'Universo fosse un corpo umano e noi fossimo una sua parte, allora saremmo i NEURONI dell'Universo, la sua "parte pensante", il suo autocosciente CERVELLO. E non solamente noi "umani della Terra", ma TUTTE le forme di vita INTELLIGENTE e AUTOCOSCIENTE che popolano l'Universo (inclusi, per esempio, i colibrì).
Risponde un poco, questo, alla tua domanda?
Non lo so, ma lo spero. Non scordardiamoci mai, comunque, che la strada da percorrere NON è ancora finita (tutt'altro: probabilmente, oggi, siam solo sul punto di prender la via che ci condurrà, poi, verso il nastro di partenza). Il PENSIERO è anch'esso un altro modo per implementar ancor più rapidamente la "complessità" che fa pulsare i nostri "mondi-isola". Questa nostra è ancora l'era del Genoma (è ancora lui, per ora, che guida essenzialmente la nostra evoluzione). Ma, un domani, potrebbe sorger l'era dell'Ideoma (e, nel sorger di quell'alba, anche le nostre lallazioni tecnologiche e scientifiche odierne, i nostri attuali balbettii informatici, avranno, magari, un loro minuscolo ruolo).
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Non cerco mai di "convertire" chi è credente. Sarebbe, onestamente, tempo perso. Un vero credente non cerca risposte, né si fa domande: si fida ciecamente del suo Dio (chiunque sia), punto e basta. Se cercasse risposte per davvero, dovrebbe rassegnarsi a abbandonare il proprio Dio (il puro e semplice porsi delle domande è, di per sé, già un poco "dubitar di Lui"!)... La fede, in effetti, è propriamente questo: il credere -fermamente, incrollabilmente- A PRIORI (ossia, INDIPENDENTEMENTE da tutte le possibili verifiche). Non serve alcuna "fede", infatti, per sbatter sul tuo tavolo in salotto e renderti conto ch'è solamente un tavolo. Ma ci vuol "vera fede" (e anche parecchia!) per guardar dritto-dritto il tavolo e veder chiaramente (nitidamente e senz'ombra di dubbio) un alce incavolato che incorna uno stambecco. Né cercherà mai prove né risposte, a quell'alce che vede chiaramente (con gli occhi della fede) sbuffare e caricar selvaggio, chi ha fede: SENTE che il proprio Dio è VERO e ciò gli basta (non vuol saper nient'altro). Questo, precisamente, è l'aver fede.
Dolce notte, Francesca.
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