martigues ha scritto:... non mi aspettavo una lezione di filosofia informatica
Mi sa che mi sopravvaluti, amico, perché non c'entra -io credo- alcuna "filosofia" (men che meno, informatica).
Essendo da tanti anni, io, poeta, conosco abbastanza bene le regole di poesia.
Che -come giustamente sosteneva il grandissimo Arthur Rimbaud- si basa completamente sul "deragliamento di tutti i sensi"... che NON
sta a significare che per far poesia bisogna stordirsi e drogarsi come fagiolini, bensì che la poesia di basa proprio sulla contemporanea accettazione di TUTTI i possibili "sensi" (i quali, dunque, "deragliano" l'uno dentro l'altro senza alcuna fine) di ciascuna frase, di ciascun verso e di ciascuna singola parola (il tutto, sempre, "in contemporanea").
Se io scrivo "sole", il senso è duplice: aggettivo plurale femminile e sostantivo singolare maschile (ossia, una stella). Se ENTRAMBI questi significati sono CONTEMPORANEAMENTE veri, sto facendo poesia.
Se scrivo "signore", il senso è duplice: plurale femminile e singolare maschile. Se entrambi questi sensi son CONTEMPORANERAMENTE veri, sto facendo poesia.
Se scrivo "signore di vita", il senso è molteplice: si va dal "maestro di vita" alle "signore di facili costumi"... Se tutti questi significati sono veri CONTEMPORANEAMENTE, allora sto usando il "deragliamento dei sensi" canonizzato da Rimbaud (e di cui il "correlativo oggettivo" eliotiano è -senz'alcun dubbio- una inevitabile conseguenza) per fare poesia.
Non dico che ciò basti a far della BUONA poesia: più semplicemente, affermo che non è possibile
poesia (in versi oppure in prosa... e in qualsivoglia lingua) senza "deragliamento di TUTTI i sensi"...
La molteplicità dei possibili "sensi", per me, dopo anni a scrivere versi, è ormai quasi automatica: m'esce quasi di getto, con gran facilità... Semplicemente questo, m'ha guidato. Alla Filosofia (che punta, invece, a dare un "significato chiaro" -e, dunque,
un senso solo- alle parole e, dunque, è cosa totalmente OPPOSTA alla poesia) non ho manco la forza d'animo d'arrivarci: troppo vicina alla Fede, contraria al gusto mio. Mi piace la poesia, perché dispensa
il dubbio: il dubbio è un grande dono.