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La febbre del consumo
A Valley Stream, un sobborgo di New York è accaduto qualcosa che nella sua drammaticità rappresenta per molti versi la sublimazione del consumo per il consumo, così come lo vorrebbero i “timonieri” che ci governano attraverso esortazioni a consumare sempre di più, comunque di più, anche se per farlo saremo costretti ad indebitarci sempre più, fino al momento in cui le banche ci porteranno via la casa e la macchina insieme agli oggetti dei nostri acquisti e all’ottimismo che ci aveva indotto ad acquistare bulimicamente. A Valley Stream lo scorso venerdì, quello che segue il giorno del Ringraziamento e tradizionalmente viene chiamato “Black friday” (in quanto inaugura il periodo degli acquisti natalizi e porta le casse dei commercianti ad uscire dal rosso) l’orgia del consumo, favorita anche dai fortissimi sconti praticati per attirare la clientela in un momento di crisi, ha raggiunto livelli mai sperimentati prima neppure negli Stati Uniti.
Venerdì alle 4,55 del mattino, quando la notte era ancora fonda ed in cielo tremolavano le stelle, circa 2000 persone si sono ritrovate assiepate dinanzi all’ingresso di un ipermercato della catena Wal – Mart, che proprio alle 5 del mattino avrebbe aperto le proprie porte sull’universo degli acquisti, fatto di schermi al plasma, forni microonde, macchine fotografiche digitali, cellulari all’ultimo grido, console per videogiochi, piumini imbottiti, robot da cucina e mirabilie di ogni genere. Molte di loro, per guadagnare le prime posizioni, si erano messe in fila già il giorno prima ed erano all’addiaccio nel parcheggio dell’ipermercato da 24 ore.
Quando ormai non mancavano che pochi minuti all’apertura, quasi fosse caduta preda di una sorta di fervore mistico, sconosciuto perfino a chi, come Berlusconi e Unieurosi dice pronto a giurare sull’onnipotenza dell’ottimismo, la folla ha iniziato a premere, sfondando i cancelli ancora chiusi e travolgendo qualunque cosa si frapponesse sul suo cammino. Ne ha fatto le spese Jdimypai Damour, impiegato temporaneo di 34 anni originario della Giamaica, travolto ed ucciso dalla folla che gli è letteralmente “passata sopra”, mentre sono rimaste ferite anche alcune persone scivolate a terra nella calca, fra le quali una donna incinta di 8 mesi.
Secondo le numerose testimonianze i “consumatori” non si sono minimamente curati dell’inserviente da loro stessi ammazzato e senza farsi alcuno scrupolo hanno perfino ostacolato i suoi colleghi che tentavano di soccorrerlo, interessati unicamente a razziare i prodotti sugli scaffali prima che gli stessi rischiassero di andare esauriti. Anche dopo l’arrivo dell’ambulanza e della polizia, il flusso dei clienti è continuato come se nulla fosse accaduto ed il rito degli acquisti natalizi è andato avanti per tutta la giornata rimpinguando le tasche di Wal – Mart.
Pur senza cadere nella retorica e nel facile moralismo, eccessi di follia come quello di Valley Stream, le cui dinamiche (fortunatamente non le conseguenze) ricalcano episodi accaduti anche in Italia, basti pensare agli incidenti al centro commerciale Panorama di San Mauro Torinese negli anni 90, inducono a riflettere su quanto in profondità l’imperativo del consumo per il consumo abbia ormai penetrato la nostra società, trasformandoci in individui disumanizzati che ambiscono unicamente ad interpretare il ruolo di tubi digerenti della produzione industriale. Merci che per un sempre crescente numero di persone rappresentano ormai un vero e proprio surrogato dei sentimenti e delle emozioni, un rifugio sicuro all’interno del quale esorcizzare la mancanza di punti di riferimento esistenziali, la superficialità dei contatti umani, il vuoto assoluto di un viversi in modo esclusivamente materialistico, l’incapacità di trovare un senso all’interno di vite che non riescono a correre in profondità. Oggetti di consumo che diventano il terminale delle emozioni, dei sentimenti, dei sacrifici, delle attenzioni. Compagni fedeli che una volta “posseduti” non tradiranno mai, accettando di buon grado l’individuo con tutte le sue contraddizioni.
Trascorrere un’intera giornata festiva e affrontare il freddo della notte, accampati nel posteggio di un centro commerciale, per essere sicuri di non mancare l’acquisto del lettore dvd a metà prezzo o del frigorifero digitale super scontato, rappresenta senza dubbio una manifestazione di follia. Così come è folle l’atteggiamento di migliaia di persone che a notte fonda invadono le corsie di un ipermercato, preoccupandosi unicamente dei propri acquisti scontati, ignorando l’uomo da loro stessi ucciso pochi minuti prima che ancora giace steso per terra.
Ma tanta follia, esacerbata all’interno di episodi surreali come quello di Valley Stream, trova il proprio humus in una società come quella Occidentale all’interno della quale la valenza dell’essere umano viene misurata esclusivamente in virtù delle sue potenzialità di consumatore. Dove chi non consuma a sufficienza non è un buon cittadino, dove l’esibizione degli acquisti superflui equivale all’affermazione del proprio status quo, dove occorre essere ottimisti anche quando si comprende che nel giro di pochi mesi ci si ritroverà a vivere in mezzo ad una strada, dove l’indice del PIL è diventato l’unico valore che conti, dove preservare gli incassi delle grandi catene di distribuzione durante il periodo natalizio è una questione di vita o di morte, dove facendo un lavoro interinale si può morire nel mezzo della notte, schiacciati dalla ressa che alle 5 del mattino sta invadendo le corsie alla ricerca del regalo di Natale a prezzo di sconto.
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Iscritto dal : 10/27/2006 Posts: 9,617
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la solita leggenda metropolitana. la vecchia versione diceva che la donna incinta nella calca ha partorito e il bimbo è stato calpestato dalla folla.
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Iscritto dal : 9/20/2004 Posts: 1,597
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Non so se sia una leggenda metropolitana o meno, ma episodi più o meno simili capitano davvero, così come è vero che il consumismo ha spinto la nostra sete di acquisti inutili ad un livello demenziale. Secondo me dietro alla sete di piccoli acquisti come il lettore DVD o altre simili chincaglierie c'è una forte ragione di fondo: il fatto è che il costo della vita è salito in maniera incredibile. Un tempo la maggior parte dei nostri genitori a 30-35 anni erano in grado di comprarsi una casa, arredarla per bene, un automobile, mantenere due o tre figli senza particolari difficoltà. Adesso queste cose sono molto più difficili, quindi la gente (che magari non può comprarsi una casa) si autogratifica con cose più "economiche": il televisore LCD, le scarpe di marca, ecc. Ovviamente i media, le grandi catene commerciali, ed il sistema tutto, sfruttano questa situazione a loro vantaggio, rinforzando questi stimoli latenti che nascono comunque da una situazione di insoddisfazione interna. Il fatto poi che la gente trovi gratificazione dall'avere in casa la macchina per fare il pane o l'ultimo modello di telefonino, è conseguenza della perdita generale di interesse verso tutte le cose che non sono "legittimate" dalla moda e dalla tendenza comune. Un consiglio: questo WE, invece di andare in un centro commerciale, alzatevi alle 4 e, magari con la famiglia, andate a fare una lunga passeggiata in montagna, in un bosco coperto di neve. Al ritorno vi sentirete molto meglio che se foste andati al carrefour. :-) Sono cosi avanti che quando guardo indietro vedo il futuro.
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Iscritto dal : 10/27/2006 Posts: 9,617
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buono il tuo consiglio dead. ma se poi arriva una tormenta di neve? e ci perdiamo? e incombe la notte? un telefonino di ultima generazione magari col gps potrebbe salvarci. pensa all'uomo di similau se avesse avuto il gps avrebbe potuto chiamare l'elisoccorso!!!!!.
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Iscritto dal : 9/20/2004 Posts: 1,597
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giza ha scritto:buono il tuo consiglio dead. ma se poi arriva una tormenta di neve? e ci perdiamo? e incombe la notte? un telefonino di ultima generazione magari col gps potrebbe salvarci. pensa all'uomo di similau se avesse avuto il gps avrebbe potuto chiamare l'elisoccorso!!!!!. eheh, io faccio cose simili da più di 20 anni e non sono ancora morto :-)) Comunque l'esempio è appunto un esempio. L'importante è avere qualcosa da fare: chi va ai centri commerciali, di solito è perchè non sa cos'altro fare... Sono cosi avanti che quando guardo indietro vedo il futuro.
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Iscritto dal : 8/19/2005 Posts: 4,409
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dead ha scritto:
eheh, io faccio cose simili da più di 20 anni e non sono ancora morto :-))
Questo non significa che sei immortale Per quanto riguarda la macchina del pane, sono 3 anni che non compro pane Per il resto in parte hai ragione, anzi ragionissima, ma é una realtà, che quando ero piccolo, alla domenica potevi crepare ma non trovavi un negozio aperto, questo perché con ogni probabilità sarebbero stati vuoti, ed in ogni caso il negoziante aveva il suo diritto di riposare o andare a messa (impegno una volta inderogabile spesso persino per i contadini), oggi la famiglia é cambiata, si lavora in due e la casalinga é quasi scomparsa, per cui o fai la spesa alla sera (ma chi ne ha voglia dopo una giornata di lavoro) oppure vai al sabato o alla domenica. Mia moglie fà i turni, questo per fortuna mi esime da tale responsabilità, e sinché la salute lo permetteva prendevo la moto e giravamo il mondo
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