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Saggio su Unità d'Italia Opzioni
a.roselli
Inviato: Sunday, March 13, 2011 6:35:11 PM

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Un saggio autorevole dimostra che i problemi del Sud nascono nel 1860.

È il problema italiano per antonomasia, si chiama “questione meridionale”, quel complesso di criticità che investono il Sud del paese così staccato non solo dal resto della nazione ma dall’intera Europa. Eppure la parte bassa dello “stivale” gode di una posizione privilegiata nel mediterraneo ed è un delitto che proprio questo settore d’Europa porti con sé delle problematiche così gravi da non consentirgli di spiccare il volo.


La “questione meridionale” è una frase fatta, un luogo comune della politica che non si preoccupa di trovargli soluzione e, per ovvi motivi, determinarne le cause. Il fenomeno non nasce dal nulla ma ha una sua origine che fino ad oggi nessuno si è preoccupato di determinare con certezza. Come se il Meridione fosse atavicamente malmesso, dimenticato da Dio per destino. La realtà è ben diversa e se c’è qualcuno che ha dimenticato il Sud semmai sono gli uomini, quelli che hanno fatto la Nazione e che da esso hanno attinto risorse riscrivendo in positivo la propria storia e in negativo quella altrui, non certo la storia di un unico popolo italico mai veramente esistito. In questi anni che ci hanno portato alle imminenti e poco sentite celebrazioni del centocinquantennale dell’Unità d’Italia, si è levata sempre più alta la voce dei “meridionalisti” consapevoli, quelli che tentano di far riconoscere le verità storiche di un Risorgimento indicato come spartiacque per i destini di un Sud prospero e per questo invaso e depredato dal Nord. Un coro sempre più ampio, ormai arginabile a fatica, che trova sempre più vigore abbracciando i più giovani delle nostre latitudini che avvertono l’esigenza antropologica di capire cosa è accaduto realmente un secolo e mezzo fa nelle proprie terre, al proprio popolo progenitore e a quelle circa 5.000 fabbriche meridionali in cui si realizzavano tra le tante cose navi, ferrovie, motori a vapore, guanti, tute per palombari, pianoforti, lavatrici, profumi e persino quel sapone che invece qualcuno ha inteso propagandare come prodotto portato dal Nord ai meridionali che invece di usarlo per igiene lo avrebbero mangiato, loro che invece già conoscevano il bidet e i servizi igienici ai settentrionali sconosciuti.

Ma se la contrapposizione tra “meridionalisti” e “risorgimentalisti” è risultato sin qui un confronto anche aspro tra due scuole di pensiero, non può invece essere confutato il dato storico-economico-sociologico offerto dal pisano Paolo Malanima, direttore dell’Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo del CNR e dal Prof. Vittorio Daniele dell’Università “Magna Græcia” di Catanzaro. Malanima e Daniele, con uno studio approfondito sul Prodotto del Nord e del Sud d’Italia a partire dal 1861, anno dell’Unità d’Italia, fino ad oggi, danno ragione ai “meridionalisti” smentendo l’idea di un Regno delle Due Sicilie feudale e povero e dimostrano inconfutabilmente che l’atavica “questione meridionale” ha un inizio ben preciso datato 1861, stabilendo che il divario attuale parte dopo il 1940.
Il saggio dal titolo “Il prodotto delle regioni e il divario Nord-Sud in Italia (1861-2004)” evidenzia che nel 1861 il Prodotto interno lordo pro-capite del Sud era pari a quello del Nord per poi assottigliarsi sino a ridursi alla metà.

Analizzando i dati del valore del Pil pro-capite nei diversi decenni, gli autori del saggio traggono delle precise conclusioni. La prima è che in Italia la crescita ineguale si è presentata da subito, cioè dal momento stesso dell’unità politica del paese. Altresì i rilevanti divari fra le regioni, in termini di prodotto pro-capite, non sussistevano prima dell’Unità, periodo in cui il Meridione era persino in vantaggio in alcuni settori sociali ed economici, e questo squilibrio si sia manifestato sin dall’avvio della modernizzazione economica, fra il 1880 e la “Grande Guerra”, accentuandosi gravemente nel “ventennio” fascista. Nonostante poi il divario si sia ridotto sensibilmente fra il 1951 e il 1973, si è poi aggravato di nuovo in seguito alla riduzione dei tassi di sviluppo dell’economia dai primi anni ’70 in poi.

Tutto ciò fu avviato dal nuovo Governo Italiano, ovvero il Governo Piemontese “in carriera” che con la sua politica di asfissia economica del Sud a favore della crescita del Nord stabilì a tavolino le future gerarchie della nascente nazione.
Il Sud era terra di primati anche internazionali e nel corso di dieci anni la situazione fu rovesciata con una strategia studiata a tavolino. Dei 668 milioni di lire totali di tutti i banchi italiani, ben 443 erano del Meridione che li vide sfumare lentamente a favore del Piemonte indebitato dalle sue guerre perse e, in generale, di tutto il Nord.

Il Sud, inteso come nazione duosiciliana, era una concreta potenza d’Europa e lo dimostra il premio come terzo paese al mondo per sviluppo industriale (primo in Italia) ottenuto nel 1856 all’Esposizione Internazionale di Parigi. Ed era pronto a spiccare il volo con l’apertura del del Canale di Suez, i cui lavori di scavo partirono nel 1859, che avrebbe consentito di creare un produttivo sistema di commercio integrato con le nascenti ferrovie che non erano un lusso dei Borbone ma un complesso progetto di rete di trasporto stroncato e cancellato dai piemontesi sotto una regia internazionale, Inghilterra su tutte, preoccupata dell’espansione di uno stato meridionale che faceva clamorosi passi da gigante. Che l’Unità d’Italia sia avvenuta subito dopo non fu un caso.

La definizione “questione meridionale” fu partorita nel 1873 durante una seduta del Parlamento italiano quando la si usò per la prima volta per descrivere le critiche condizioni economiche in cui il Mezzogiorno d’Italia era piombato in conseguenza all’unificazione del paese. Da allora quella definizione non è mai cambiata ed è divenuta sempre più inflazionata, talmente cronicizzata e sclerotizzata da non destare più turbamento alcuno. È anzi diventato, dal dopoguerra in poi, il cavallo di battaglia delle cicliche e ripetitive campagne elettorali delle classi politiche abituate al gioco delle promesse da non mantenere al fine di poterle riformulare sempre uguali, identiche, alla successiva tornata elettorale.

La verità è che la “questione meridionale” è l’Italia stessa, è nata con l’Italia e ha la sua stessa età: 150 anni.
È frutto marcio di una repressione della popolazione meridionale battezzata “brigante” solo perchè difendeva patriotticamente la propria terra da un’invasione che lo stesso Gramsci definì nel 1920 «una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia Meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di briganti».
È frutto marcio della radicalizzazione delle mafie che hanno preso il posto dello Stato nelle regioni Meridionali già dal giorno in cui Garibaldi se ne servì per imporre il “suo” ordine pubblico al suo arrivo a Napoli.
È frutto marcio di un’emigrazione che il Sud non aveva mai conosciuto prima del 1860 e che è costata la perdita di risorse umane a vantaggio di altri territori.

È frutto marcio di un progressivo degrado paesaggistico e architettonico che ha trasformato la splendida “Magna Grecia” in un territorio violentato da abusi e speculazioni.
È frutto marcio del drenaggio delle risorse economiche delle banche del Sud a quelle del Nord attuato con l’apertura al Sud di filiali della Banca Nazionale mentre al Banco di Napoli era vietata l’apertura al Nord, la prima vera truffa finanziaria della storia d’Italia alla quale seguì quella ancor più grande chiamata “Legge sul corso forzoso” che stabilì l’inconvertibilità della moneta della Banca Nazionale e la convertibilità di quella del Banco di Napoli al fine di trasferire l’oro del Sud al Nord che non ne aveva affatto.

È frutto marcio dello smantellamento delle industrie nostrane, prime fra tutte le celebri officine di Pietrarsa, architettato dal banchiere e imprenditore genovese Carlo Bombrini, prima sostenitore delle aspirazioni di Cavour e poi, per questo, Governatore della Banca Nazionale, che presentando il piano economico-finanziario che avrebbe alienato tutti i beni del Regno delle Due Sicilie, così disse: «Non dovranno mai essere più in grado di intraprendere». Lui intraprese e fu tra i fondatori dell’Ansaldo che beneficiò della neutralizzazione di Pietrarsa.

È frutto marcio della denigrazione sistematica e immotivata del “Sudico” che è divenuto “Sudicio”, una forma di razzismo che arriva ai giorni nostri in cui molti degli stessi Meridionali sono convinti di essere veramente sudici per stirpe.

Tutti problemi che ancora oggi persistono senza soluzione di continuità e che non trovano misure di contrasto reali, al di là di quelle propagandate con scarsa sostanzialità.
L’italia non fu fatta con la volontà popolare ma prima con una guerra militare senza dichiarazione da parte di un Nord che ha invaso il Sud, e poi con una guerra militare-civile che ha mietuto vittime tra le donne, gli anziani e i bambini. L’Italia fu fatta con il saccheggio e la distruzione di interi paesi del Sud, con lo sterminio di migliaia di Meridionali deportati al Forte di Fenestrelle, il primo vero campo di concentramento della storia dove i corpi venivano fatti morire di freddo e fame per poi essere gettati nella calce viva, privi di sepoltura. L’Italia fu fatta con la “Legge Pica - Peruzzi”, prima vera legge razziale della Destra storica nazionale che consentì la persecuzione dei Meridionali perché tali. Altro che nazismo hitleriano che da tutto ciò attinse, altro che prosopopea risorgimentale!

La “questione meridionale” è una vasta voglia cutanea, una cicatrice presente da sempre sul corpo d’Italia; si manifesta sulla sua parte inferiore quando nasce la nazione italica e getta la parte più assolata del paese nell’arretratezza. Diciamolo senza timore di smentita dal momento che anche gli studi lo dimostrano, affermiamolo con certezza ora che le celebrazioni del centocinquantennale dell’Unità d’Italia si avvicinano. Si abbia dunque il coraggio di svuotare la ricorrenza di retorica e di rivestirla di verità, affrontando quel “mostro” nascosto che è nel passato di tutti gli italiani. Si ha forse timore di acclarare la vera storia per timore che gli “invasi” scoprano di aver avuto un passato migliore e comincino a pretenderne la restituzione?
La politica si assuma le sue reali responsabilità di fronte ad un paese spaccato in due che è chiamato ad amministrare e che tale resterà se non si farà luce sui misfatti dei padri della nazione che invadono con nomi e monumenti le piazze e le strade più importanti delle nostre città. E se le assumano anche i due popoli d’Italia; quello settentrionale smettendo di denigrare il Sud considerandolo una palla al piede e quello meridionale uscendo dallo scoramento indotto e riappropriandosi della propria dignità sottratta. Solo così si potrebbe ripartire verso un riequilibrio delle condizioni di vita delle diverse parti del paese, nella ricerca reale di una vera unità del popolo che non è mai stata.

«Abbiamo fatto l’Italia. Ora si tratta di fare gli italiani», disse Massimo D’Azeglio subito dopo l’unificazione; quegli italiani, dopo 150 anni, non si sono ancora fatti e di questo passo forse mai si faranno. È specchio della nazione il romanzo “Il Gattopardo” che già sul finire degli anni ’50 tradusse il divario esistente tra Nord e Sud con una constatazione impietosa: «Mai siamo stati tanto divisi come da quando siamo uniti».


saggio di Vittorio Daniele e Paolo Malanima
http://www.paolomalanima.it/default_file/Articles/Daniele_%20Malanima.pdf

dibattito in radio sulla “questione meridionale” in chiave risorgimentale
http://www.youtube.com/watch?v=txTL4xgLN34



alfonso_aiutamici@hotmail.it

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Inviato: Sunday, March 13, 2011 6:35:11 PM

 
square
Inviato: Sunday, March 13, 2011 7:52:41 PM

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Alfonso, questo è uno di quegli argomenti molto complicati, di cui non si dovrebbe dare un giudizio solo bianco o solo nero. Perché c'è sia il bianco che il nero insieme, ma ognuno di noi vede solo il colore che preferisce; ed è facile trovare libri autorevoli ad appoggiare qualsiasi nostro punto di vista.

Ho letto qualcosa e capito questo: quando i due corpi diversi (Nord e Sud, che prima erano autosufficienti entrambi) furono uniti, per motivi evidenti fu stimolato lo sviluppo industriale a Nord (a nord c'erano strade pianeggianti, era facile più esportare in Europa, ecc.), e si lasciò a Sud lo sviluppo agricolo (per quanto possibile, data la geografia). Questa scelta, voluta o involontaria, svantaggiò il Sud economicamente, ora si vede chiaramente che fu una scelta disgraziata, ma la precedente unificazione nazionale non fu certo una disgrazia, era invece una cosa naturale e giusta.
Perché siamo un'unica nazione sotto ogni aspetto (geograficamente, linguisticamente …), malgrado le grandi-grandissime differenze tra nord e sud: dialetti diversi, clima diverso, abitudini diverse, gastronomia diversa … Però queste differenze sono la VERA RICCHEZZA italiana, è da ciechi non vederle e considerle spaccature, da queste differenze nascono le bellezze del nostro paesaggio, della cucina, della vita italiana.

E' nell'economia che avremmo soprattutto bisogno di politici i gamba (ne vedete in giro?), per trovare come far funzionare meglio insieme sia il nord che il sud.
Capaci di evitare gli assistenzialismi dannosi e anche le discriminazioni campaniliste, e che facciano le cose giuste senza farsi impressionare dai voti elettorali ...
a.roselli
Inviato: Sunday, March 13, 2011 8:33:52 PM

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Ma a scuola queste cose non si dicono, si continua a nascondere la verità, che non erano i briganti i cattivi, quelli cercavano di difendere solo le loro fabbriche, che quelli del nord hanno fatto uno sterminio senza alcun motivo, attaccando senza dichiarare guerra e trovandoli impreparati

se non ci fosse stato l'unit'à d'Italia, oggi saremo come la Corea del Nord povera e sottomessa da un tiranno e Corea del Sud ricca, democratica e prosperosa.

Ormai l'Italia è quella che è, non dico mica di dividerla, piuttosto direi alla lega nord che se ne fa vanto, che se no vogliono i terroni al nord, di spostare le fabbriche al sud dove la gente ha voglia di lavorare, ma quel poco lavoro che c'è viene svenduto agli extracomunitari che lavorano sottocosto, obbligando i suddisti ad emigrare al nord.

Pertanto mi fa imbestialire chi parla male del sud, se c'è mafia, camorra, ndrangheta è solo perché lo vogliono i capitalisti del Nord (da Roma in su). Attenti che quello che sta succedendo nel nord africa potrebbe arrivare anche qui.

Un paese democratico dovrebbe avere le risorse ripartite in modo uguale.



alfonso_aiutamici@hotmail.it

giza
Inviato: Monday, March 14, 2011 10:21:32 AM

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spostare le fabbriche al sud??? ma se quelle che ci sono al sud vengono chiuse per assenteismo o perchè
non vogliono lavorare in fabbrica ma cercano un posto statale(vedi poste dove il 90% sono impiegati meridionali, o l'inps altrettanto e così tutti i posti caldrone dove ogniuno fa poco e tutti fanno niente)
un paragone squallido lo faccio con il grande fratello, amici, e tutte quei reality dove si guadagna tanto non facendo niente, con un 99% di partecipanti meridionali.
per non parlare delle manifestazioni e cortei contro la monnezza, prodotta da loro e abbandonata nelle strade.
(e non è moda di questi giorni , perchè è sempre stato così) e che vogliono mandarla nelle altre città.

non sono razzista ma penso che garibaldi avrebbe fatto meglio a pensare alle sue "escort" e farsi i c...i suoi!!!!

sabbb
Inviato: Monday, March 14, 2011 1:05:50 PM
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giza hai detto una ammucchiata di ...... in un colpo solo,e come al solito si fa di tutta l'erba un solo fascio Shhh
miticoalex
Inviato: Monday, March 14, 2011 1:13:16 PM

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giza ha scritto:

non sono razzista ma penso che garibaldi avrebbe fatto meglio a pensare alle sue "escort" e farsi i c...i suoi!!!!


Giza,mi spiace dirtelo,ma penso che tu stia prendendo cantonate,una dopo l'altra.

Dopo aver scritto "garibaldi avrebbe fatto meglio a pensare alle sue donne e farsi i c...i suoi"

hai rettificato con escort,di mal in peggio.

E pensare che si sta festeggiando l'unità d'Italia!!!!!!!!!!!

a.roselli
Inviato: Monday, March 14, 2011 1:35:29 PM

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Iscritto dal : 10/4/2000
Posts: 19,044
Tanto per iniziare, non so la stima precisa, ma la maggior parte degli abitanti del nord è di origine meridionale, sbaglio o lo è anche la moglie del commendatore Bossi?

I meridionali non hanno voglia di lavorare? Allora che ci stanno a fare quei terroni al nord?

E le schifezze che da decenni dal nord arriva al sud, parlo di scarti chimici aziendali, perché non li rimandiamo al Nord? Se i Napoletani si lamentano delle discariche, un motivo c'è, sono esasperati dalla monnezza del nord

I terroni non hanno voglia di lavorare? Carissimo, la sera se non porti un pezzo di pane a casa per sfamare la famiglia so dolori, a costo di andare a rubare e finire in galera sono costretti ad essere cattivi, vorrei vedere quelli del nord cosa farebbero se tutte le fabbriche si trovassero al sud, non sarebbero come o peggio dei Napoletani?

Tutta questa situazione lo ha creato lo stato dal 1861 ad oggi, la popolazione non ne ha alcuna colpa, non sto accusando quelli del nord, sto accusando il sistema, se le risorse fossero state ripartite in modo uguale al SUD non ci sarebbero persone obbligati dalla fame a fare i malviventi.

Per quanto riguarda l'altra discussione dove i meridionali si lamentano quando ci sono le catastrofi, il discorso e sempre lo stesso, il Friuli e stato ricostruito come il giappone, vai a vedere al sud dove ci sono state le tragedie se le cose sono migliorate, certo i soldi arrivano ma finiscono nelle tasche dei potenti del NORD.

Il SUD Italia potrebbe essere la california dell'Europa, ma lo diventerà solo se ci sarà la secessione, e da quel momento, dividendo l'italia in due parti il SUD riprenderà davvero a vivere e prosperare e non ad essere dissanguato dai capitalisti del nord.

Vi siete mai chiesti come mai al SUD non muore mai un Carabiniere, un Poliziotto o altre forze dell'ordine con tutta la mafia, ndrangheta, ecc. che c'è? Totò Riina e soci capi banda da incassi miliardari, ma i soldi dove sono? Secondo voi non sono dei semplici caporali comandati da chi sta in alto. Se io fossi Totò Riina e avessi incassato qualche miliardo di euro, col cavolo che mi farei catturare dalla polizia dentro una buca sottoterra, come minimo starei alle maldive, invece questi malviventi miliardari vivono barricati in catapecchie da contadini, ma figuriamoci.

LA DROGA, per rifornire una popolazione di 60 milioni di persone, non sono tutti drogati, ma se i giovani in discoteca si drogano saranno milioni e milioni, ebbene per distribuire la droga a tutti questi dovrebbe entrare con i camion a rimorchio ogni giorno, invece beccano ogni tanto solo qualche piccolo spacciatore che vuole fregare il mercato allo stato. Non si riesce a capire chi importa la droga?

Se l'Italia è quello che è, il merito va sempre a chi sta in cima alla catena, e di solito abita al nord.

Ma quale unità d'italia, vogliamo la seccessione.



alfonso_aiutamici@hotmail.it

giza
Inviato: Tuesday, March 15, 2011 10:10:03 AM

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Iscritto dal : 10/27/2006
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si stiamo festeggiando l'unità d'italia, e quanto costa al popolo? milioni di euro , e quant'è la vera spesa? e quanto incassano i promotori, consulenti, politici segretari ecc.?
stiamo festeggiando l'unità dei mangia mangia,
square
Inviato: Tuesday, March 15, 2011 10:32:07 AM

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Iscritto dal : 10/10/2009
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giza ha scritto:
si stiamo festeggiando l'unità d'italia, e quanto costa al popolo? milioni di euro , e quant'è la vera spesa? e quanto incassano i promotori, consulenti, politici segretari ecc.?
stiamo festeggiando l'unità dei mangia mangia,


Qualche festa meglio lasciarla, giza … vorresti chiuderci in una cripta a star lì senza far nulla, per non spendere qualche euro?
Sei troppo sparagnino, il sistema dice che se non si spende non si produce, ed il Nord …
a.roselli
Inviato: Tuesday, March 15, 2011 1:10:30 PM

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Iscritto dal : 10/4/2000
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Sull'inutilità della festa do ragione a Giza, tutti quei milioni di euro sarebbero stati più comodi nelle tasche dei pensionati.



alfonso_aiutamici@hotmail.it

miklaus
Inviato: Tuesday, March 15, 2011 1:46:42 PM

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Iscritto dal : 8/26/2009
Posts: 1,897
Quello che non abbiamo letto nei libri di scuola:

http://www.ilportaledelsud.org/unit%C3%A0-mille.htm

ecofive
Inviato: Tuesday, March 15, 2011 4:37:55 PM

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Iscritto dal : 6/20/2008
Posts: 7,111
Cari Amici, attenzione alle fonti storiche, che devono essere vere e questo, ve lo assicuro, è un bel problema; basta pensare ai falsi diari di Hitler e di Mussolini o ai Protocolli dei Savi di Sion.
Bisogna anche diffidare da "storici" che scrivono libelli senza tener minimamente conto di come si scrive un libro di storia spacciando per verità le proprie convinzioni.

Ciao.
pinuccio53
Inviato: Tuesday, March 15, 2011 4:48:43 PM

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Iscritto dal : 1/26/2010
Posts: 682
Sarebbe bello che nelle scuole, a partire da quelle inferiori, oltre ai soliti programmi si parlasse amche di questo :

http://www.morronedelsannio.com/sud/index.htm

del resto non è l'unico errore politico fatto dai Savoia .

Ciao a tutti
Pinuccio

giza
Inviato: Wednesday, March 16, 2011 9:21:58 AM

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Iscritto dal : 10/27/2006
Posts: 9,590
continuiamo a menarla con l'errore dei savoia ma i vari governi che si sono succeduti fino ad ora quanti errori hanno fatto? almeno ai tempi del re mantenevamo poche centinaia di persone mentre ora ne manteniamo a migliaia. mettiamo sulla bilancia casa savoia e il governo italiano e vediamo da che parte pende.!!!

viva v.e.r.d.i.
pinuccio53
Inviato: Wednesday, March 16, 2011 2:19:56 PM

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Iscritto dal : 1/26/2010
Posts: 682
Non voglio essere polemico, però, visto che l'Unità della nostrra Nazione à avvenuta sotto i Savoia, mi sembra doveroso partire da quel punto.
Che poi, le altre forme di governo succedutesi, abbiano combinato ulteriori danni è un'altro paio di maniche.
Se si vuol capire l'inizio degli errori è opportuno partire da dove tutto è iniziato, non credi Giza ?
Ciao
Pinuccio53
wolfestein
Inviato: Thursday, March 17, 2011 3:27:49 AM

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Iscritto dal : 2/15/2009
Posts: 15,917
Non ci sono dubbi che l'unità d'italia fu voluta dal capitalismo del nord a cui serviva un granaio per poter togliere i contadini del nord dalle campagne per metterli nelle fabbriche.Fu sempre il capitalismo del nord che protesse i latifondisti dalle giuste rivolte popolari dei contadini del sud.
Per quanto riguarda Garibaldi il suo pensiero non era certo come quello di cavour e l'Aspromonte lo conferma e ancora più progressista era quello di Mazzini che fu costretto ad una vita di esilio per le sue idee.
Se il sud oggi si trova in queste condizioni la colpa è proprio del nord che lo ha solo sfruttato senza dare nulla in cambio,quasi come i grandi paesi colonialisti verso gli abitanti dei territori occupati.
miklaus
Inviato: Thursday, March 17, 2011 9:37:36 AM

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Iscritto dal : 8/26/2009
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