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ICH BIN EIN BERLINER Opzioni
epipactis
Inviato: Monday, November 09, 2009 8:00:24 PM
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Tra le tante cose scritte oggi, ci siamo dimenticati che è anche Il giorno della libertà. (legge del Parlamento italiano n°61 15/4/2005)
Forse vale la pena ricordarlo.

"Ci sono molte persone al mondo che non comprendono, o non sanno, quale sia il grande problema tra il mondo libero e il mondo comunista. Fateli venire a Berlino! Ci sono alcuni che dicono che il comunismo è l'onda del futuro. Fateli venire a Berlino! Ci sono alcuni che dicono che, in Europa e da altre parti, possiamo lavorare con i comunisti. Fateli venire a Berlino! E ci sono anche quei pochi che dicono che è vero che il comunismo è un sistema maligno, ma ci permette di fare progressi economici. Lasst sie nach Berlin kommen! Fateli venire a Berlino! [...] Tutti gli uomini liberi, ovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso di dire: Ich bin ein Berliner! "(J.F. Kennedy).
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Inviato: Monday, November 09, 2009 8:00:24 PM

 
panchoz
Inviato: Monday, November 09, 2009 8:40:44 PM

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simo95
Inviato: Monday, November 09, 2009 8:46:06 PM

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Posts: 2,008
La vita è bellezza, ammirala.

La vita è un’opportunità, coglila.

La vita è beatitudine, assaporala.

La vita è un sogno, fanne una realtà.

La vita è una sfida, affrontala.

La vita è un dovere, compilo.

La vita è un gioco, giocalo.

La vita è preziosa, abbine cura.

La vita è una ricchezza, conservala.

La vita è amore, donala.

La vita è un mistero, scoprilo.

La vita è promessa, adempila.

La vita è tristezza, superala.


La vita è un inno, cantalo.

La vita è una lotta, accettala.

La vita è un’avventura, rischiala.

La vita è felicità, meritala.

La vita è la vita, difendila.

M. Teresa di Calcutta
panchoz
Inviato: Monday, November 09, 2009 8:57:43 PM

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epipactis
Inviato: Monday, November 09, 2009 9:10:32 PM
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Caro Panchoz, sinceramente non ho capito i tuoi 3D. Penso che tu sia leggermente O.T. Se vuoi essere così gentile da spiegarti...
panchoz
Inviato: Monday, November 09, 2009 9:22:08 PM

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epipactis ha scritto:
Caro Panchoz, sinceramente ho capito i tuoi 3D. Penso che tu sia leggermente O.T. Se vuoi essere così gentile da spiegarti...


Che c'è da spiegare?!?!

Il mio secondo intervento è rafforzativo del post di Simone.


Shhh Ma, forse, neanche lui sa che le Ancelle di Madre Teresa era l'unica organizzazione che aveva un presidio a Mosca già durante il regime comunista!

Questi "laici" avevano permesso di fare del BENE alle loro stesse vittime!

Debbo continuare?
klara
Inviato: Monday, November 09, 2009 9:33:55 PM

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Posts: 221
La caduta del Muro di Berlino vent’anni fa non è stato un episodio improvviso e isolato. A partire dai primi anni Ottanta, la Polonia con il movimento di Solidarnosc e i riformatori ungheresi avevano aperto la strada a questo evento. E più tardi lo stesso capo del Partito sovietico, Michail Gorbaciov, aveva guidato l’opposizione contro la dittatura della classe operaia oramai in declino. Anche nei quarant’anni di vita dell’ex Ddr, innumerevoli sono state le persone, i cuoi nomi sono noti o sconosciuti, che si sono schierate contro il regime della Sed (il Partito Socialista Unificato tedesco, ndt), finendo rinchiuse nelle prigioni della Stasi. E ancora... i molteplici tentativi di fuga, alcuni riusciti, altri falliti. Bastava anche soltanto chiedere con insistenza un permesso per passare a Ovest per essere accusati di un crimine di stato. Le famiglie venivano divise, i figli più piccoli rinchiusi in strutture statali, i mariti e le mogli messi l’uno contro l’altra durante gli interrogatori. Erano tutti oppositori, ma costituivano entità singole non organizzate. Il regime era in grado di spezzare la loro resistenza perché erano soli, le vite di molti furono ridotte in frantumi.
Vent’anni dopo la rivoluzione pacifica si celebra in Germania il ricordo di questi uomini e del contributo che hanno offerto per condurre alla fine non violenta della dittatura: tra loro esponenti dei diritti civili, socialisti critici, ambientalisti, scienziati e artisti. I cristiani restano piuttosto in secondo piano. Nelle loro chiese avevano infatti creato una “zona franca”, l’unico luogo in cui fosse possibile prendere respiro dalla realtà quotidiana socialista, anche per i paria del regime, per quelle persone che volevano raggiungere l’occidente “regolarmente”.
Per decenni i comunisti dell’Europa dell’Est hanno combattuto le chiese nei loro stati. Nell’ex Ddr chi professava la fede cristiana era considerato un intransigente, veniva spesso escluso dall’ascesa sociale, non era ammesso a sostenere gli esami di maturità e non poteva proseguire negli studi universitari e, non ultimo, veniva ostacolato nella vita professionale. Fin dagli anni Cinquanta la Sed aveva spinto i fedeli con promesse e sotto minacce ad abbandonare la chiesa.
Nel 1978, la resistenza cristiana trovò a sorpresa un incitatore spirituale nel polacco Karol Wojtyla. Già nel primo discorso pronunciato subito dopo l’elezione al soglio pontificio, Wojtyla annunciò senza mezzi termini che il suo messaggio non si sarebbe arrestato davanti alla cortina di ferro armata fino ai denti: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo!». Con queste parole Giovanni Paolo II rivendicava la libertà e i diritti dell’uomo.
Poiché l’occidente era interdetto ai cittadini dei paesi comunisti, il Papa polacco trasferì provvisoriamente Roma a Cracovia. Dopo soli sette mesi dal suo insediamento, si recò in pellegrinaggio in Polonia. Alle messe celebrate all’aperto parteciparono milioni di persone, anche pellegrini provenienti dalla Ddr, dalla Cecoslovacchia, dall’Ungheria, dalla Croazia e dalla Romania. Ricordiamo l’omelia del Papa pronunciata nella Piazza della Vittoria a Varsavia la sera della vigilia di Pentecoste: «E grido, io, figlio di terra polacca e insieme io, Giovanni Paolo Il Papa, grido da tutto il profondo di questo millennio, grido alla vigilia di Pentecoste: Scenda il tuo Spirito! E rinnovi la faccia della terra. Di questa Terra!».
Battendo con il pastorale sul suolo della Piazza della Vittoria, sottolineava chiaramente a quale terra si stesse riferendo, a quella “ziemia” che in polacco non vuol dire solo terra, ma anche Paese. Bastò già questo gesto a spiegare che il rappresentante supremo di un’istituzione mondiale, che rivendicava il diritto di essere la sola a rendere gli uomini beati, si stava schierando contro un sistema, potente in tutto il mondo, basato sul principio che «la ragione fosse sempre dalla parte del Partito». E chiunque si opponesse a questa “presunta infallibilità del Partito” era considerato un traditore della rivoluzione, un controrivoluzionario.
Mieczyslaw Rakowski, ex primo ministro polacco oggi scomparso, un comunista, apprezzò dal canto suo il contributo che il Papa diede al crollo del comunismo: «Senza dubbio è stato il Papa a sollevare il popolo in ginocchio, a dargli coraggio. Solo così è stato possibile che nascesse Solidarnosc».
Con gli scioperi a oltranza indetti da Solidarnosc, nella vicina Polonia prese il via una controrivoluzione reale che avrebbe rinnovato tutta l’Europa. Il primo sindacato libero e indipendente dal Partito Comunista era cresciuto con l’appoggio della Chiesa cattolica e del sostegno da Roma. Su pressione di Mosca, nel 1981 in Polonia fu introdotta la legge marziale contro Solidarnosc.
Ma, a metà degli anni 80, il nuovo segretario generale sovietico, Michail Gorbaciov, impose al suo Paese una serie di riforme: «Glasnost’ e perestrojka - trasparenza e ricostruzione». Le teste dure di Berlino Est incominciarono a subodorare il tradimento e si schierarono contro il rinnovamento dell’Unione Sovietica. Per Honecker e compagni, Gorbaciov, che aspirava alla democrazia invece della dittatura, era un simpatizzante dell’opposizione. Ma soprattutto, l’uomo, che i tedeschi dell’Est e dell’Ovest soprannominarono “Gorbi”, spezzò il giogo che teneva incatenati i Paesi satelliti sottomessi a Mosca. Il leader sovietico, infatti, non intervenne quando, nel maggio del 1989, gli ungheresi abbatterono la cortina di ferro. Nella Ddr non tardò a diffondersi la voce che si era aperta una “strada verso l’occidente”.
L’estate di quell’anno migliaia di giovani tedeschi dell’Est speravano di trovare a Budapest una possibilità di fuga. Molti di loro trovarono rifugio nella chiesa della Sacra Famiglia di Budapest grazie all’opera di Csilla von Boeselager, fondatrice del Servizio di Carità Maltese, e del sacerdote ungherese Imre Kozma. La chiesa divenne così il primo centro di accoglienza nel blocco dell’Est per i profughi provenienti dalla Ddr. A proprio rischio la fondatrice del Servizio di Carità Maltese accolse per intere settimane i fuggiaschi. Anche questa era una forma di controrivoluzione... dettata dall’amore per il prossimo. Il 10 settembre 1989 il Ministro degli Esteri ungherese, Gyula Horn, annunciò che a partire dalla mezzanotte di quel giorno i cittadini della Ddr potevano attraversare con il loro passaporti la frontiera con l’Austria e raggiungere così l’Ovest. Tutti misero in moto le loro Wartburg e Trabant, uno spettacolo davanti al quale Csilla von Boeselager affermò: «Si è realizzato quello che il Papa aveva detto: aprite le frontiere degli Stati e degli ordinamenti sociali».
In quegli ultimi sei mesi del 1989 l’Europa dell’Est era in subbuglio: in Polonia prestò giuramento il primo capo del governo non comunista, Tadeusz Mazowiecki, cattolico e candidato di Solidarnosc. I polacchi avevano strappato ai comunisti il monopolio del potere, Solidarnosc riuscì a ottenere quasi il 100% alle elezioni semi-libere.
Da anni i cristiani evangelici di Lipsia avevano incominciato a pregare per la pace. Le novene per la pace rappresentavano una provocazione costante per la Sed, che considerava il proprio Stato, la Ddr, il “primo paese pacifico sul suolo tedesco”. Nonostante un esercito nazionale del popolo armato fino ai denti, il Partito si arrogava la pretesa di essere il solo responsabile per la causa della pace. Per molti cittadini della Ddr questo rappresentava un’aperta contraddizione: la propaganda della Sed dipingeva il Patto di Varsavia a Est come una forza militare di pace cui si opponeva la Nato a Ovest, un esercito di guerrafondai e aggressori. Ma i cristiani puntavano sulla non violenza. La Sed vietò ai membri dei gruppi pacifisti cristiani l’accesso all’istruzione secondaria e universitaria.
In questo modo, nella seconda metà degli anni 80, i dissidenti del Regime cominciarono a intervenire pubblicamente, quasi esclusivamente dalle chiese. Se nei primi anni della Ddr gli oppositori venivano direttamente sbattuti in prigione dagli organi preposti alla sicurezza dello Stato, da quel momento in poi vennero prima arrestati per poi essere costretti a scegliere più o meno volontariamente l’esilio. Per la Sed rappresentavano un pericolo di contagio; esiliare un’intera chiesa era impossibile, e allora lo Stato tentava di infiltrarsi segretamente tra le fila cristiane o di combatterle apertamente. Nei banchi della chiesa sedevano anche spie del regime, ma soprattutto uomini che in quel luogo cercavano rifugio:
«Alcuni di noi non sono cristiani convinti, altri non lo sono affatto - si legge in una lettera anonima scritta da un frequentatore della Nikolaikirche di Lipsia -. Non siamo neppure atei irriducibili, ci siamo intrufolati qui per partecipare alle preghiere della pace. Ogni lunedì ci ritroviamo nella Nikolaikirche e speriamo che anche altri incomincino a criticare lo Stato e la società. Compatiamo coloro che credono di poter ancora cambiare qualcosa in questo Paese materialista e devastato sotto l’aspetto sociale e morale e abbiamo in mente solo una cosa: via, via, via! Ci serve aiuto. Siamo anche disposti a riflettere sulla figura di Gesù Cristo e sul suo modo di aiutarci. Vogliamo lasciarci consolare».
Preghiere contro la dittatura. Ai picchiatori della Stasi e della polizia del popolo i cristiani risposero con la non-violenza e lo fecero con tanto fervore che alla fine anche il potere statale rinunciò alla brutalità. Preziose per i cristiani furono le candele. «Chi regge una candela con la mano destra, deve usare la sinistra per proteggere la fiamma. Non ha più mani libere per tirare un sasso». La controrivoluzione delle candele. Dalla Nikolaikirche le masse partirono al grido: «Noi siamo il popolo». Senza le preghiere del lunedì non ci sarebbero state le dimostrazioni del lunedì.
Queste proteste di massa non violente servirono d’esempio per la Rivoluzione di velluto che di lì a poco sarebbe scoppiata a Praga. Per decenni i compagni tedeschi della Ddr erano stati per i Cecoslovacchi degli acuti maestri dell’ideologia. E ora i tedeschi dell’Est erano riusciti con la controrivoluzione pacifica ad abbattere il Muro.
A metà novembre, dopo che la polizia aveva caricato violentemente una manifestazione studentesca pacifica, a Praga migliaia di persone scesero in strada, rivendicando la libertà e chiedendo il ritiro del governo. L’ideatore della Rivoluzione di velluto fu Václav Havel, il moderatore delle masse era Václav Malý, un prete cattolico cui lo stato aveva vietato di esercitare il sacerdozio, condannandolo al lavoro coatto di pulire i bagni pubblici. Insieme i due avevano fondato l’associazione Charta 77 che si appellava alla garanzia dei diritti umani. Per giorni interi il popolo si riunì nella piazza di San Venceslao.
Dopo otto giorni di proteste di massa due poliziotti in divisa si scusarono davanti a oltre un milione di persone per aver alzato il manganello contro gli studenti. Václav Malý esortò i dimostranti a perdonare i poliziotti: quella sarebbe stata l’unica via alla riconciliazione. Durante gli anni della dittatura, tutti erano stati colpevoli, chi per aver appoggiato attivamente i comunisti, chi per aver taciuto o, semplicemente, per non aver fatto nulla. E poi, disse Václav Malý, lui era un prete cattolico interdetto al ministero. Chiese ai dimostranti di recitare insieme a lui il Padre Nostro, in segno di pace. Migliaia di persone lo seguirono e in milioni assistettero all’evento sullo schermo. Per un istante la preghiera portò alla luce il fardello che per quarant’anni ogni manifestante a Praga aveva portato sulla schiena.
Infine la Romania. A Timisoara, a metà dicembre 1989, il pastore riformato László Tökés aveva acceso la scintilla della rivoluzione. A causa del suo impegno a favore dei diritti umani Tökés era stato perseguitato e per settimane aveva chiesto asilo alla sua chiesa. Da lì aveva pregato Lech Walesa, il leader di Solidarnosc, di venirgli in soccorso. Quando fu arrestato dalla Securitate, la polizia del regime, la sua comunità protestò con le candele, senza violenza. La polizia e i militari fecero fuoco sulla folla e ci furono numerosi morti. In una sola settimana la rivolta arrivò a Bucarest. Nella capitale la contestazione delle masse sfociò, dopo una cruenta battaglia con la Securitate, nel crollo della dittatura di Ceausescu.
«Aprite le frontiere degli Stati e degli ordinamenti sociali...». Le frontiere degli Stati sono state aperte, purtroppo anche a un capitalismo incontrollato e sfrenato, come peggio era stato dipinto forse solo nei libri di scuola comunisti. E ora i Paesi europei, ormai aperti, hanno avuto loro malgrado modo di conoscere molti europei dell’Est così come li aveva ritratti il grande scrittore galiziano Joseph Roth, ossia cittadini di Paesi «nei quali il cuore non è niente, la testa poco e il pugno tutto». L’ateismo militante, diffuso dai comunisti, ha lasciato tracce profonde nel tessuto sociale dell’Europa centro-orientale. Due generazioni sono state istruite senza la religione, concetti come il cristianesimo e la Chiesa sono completamente estranei da allora a milioni di persone. In tutti i Paesi del blocco dell’Est c’erano naturalmente molti oppositori non cristiani che aspiravano a mutamenti politici, correndo dei grandi rischi. Ma gli ingranaggi alla base del motore che innescò “die Wende”, la svolta, sono stati in gran parte mossi dai cristiani delle diverse confessioni. In ogni caso, senza questa spinta, il crollo delle dittature sarebbe stato molto più cruento e non così pacifico. I cristiani hanno insegnato ai manifestanti a utilizzare le candele invece delle pietre.
Il polacco Karol Wojtyla, che da giovane aveva assistito ai crimini commessi dal nazionalsocialismo - ricordiamo che Auschwitz si trova proprio nella diocesi di Cracovia che Wojtyla aveva governato - non ha intrapreso una crociata contro il comunismo. Ha solo esortato le menti a un pensiero controrivoluzionario, ha sollevato il “popolo in ginocchio”. La comparsa simultanea di Gorbaciov e Karol Wojtyla sul palcoscenico della Storia, appare ancora, a distanza di vent’anni, come un miracolo. Il Papa polacco ha aperto la strada alla fine del comunismo e il Segretario generale del Partito sovietico ha permesso che questo accadesse.

epipactis
Inviato: Monday, November 09, 2009 9:42:07 PM
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Iscritto dal : 3/11/2009
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panchoz ha scritto:
epipactis ha scritto:
Caro Panchoz, sinceramente ho capito i tuoi 3D. Penso che tu sia leggermente O.T. Se vuoi essere così gentile da spiegarti...


Che c'è da spiegare?!?!

Il mio secondo intervento è rafforzativo del post di Simone.


Shhh Ma, forse, neanche lui sa che le Ancelle di Madre Teresa era l'unica organizzazione che aveva un presidio a Mosca già durante il regime comunista!

Questi "laici" avevano permesso di fare del BENE alle loro stesse vittime!

Debbo continuare?

Grazie, ora ho capito.
panchoz
Inviato: Monday, November 09, 2009 9:43:14 PM

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Iscritto dal : 11/6/2008
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E' cambiato il Mondo in modo incruento!

Edit. Con riferimento al "papirone" storiografico di Klara Applause Applause Applause


nckx83
Inviato: Monday, November 09, 2009 9:54:35 PM

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Iscritto dal : 10/1/2009
Posts: 258
Brava klara hai riassunto benissimo le condizioni di vita e la situazione politica della germania dell'est Applause Applause Applause
Solo che ora non so più cosa aggiungere.... :-D
epipactis
Inviato: Monday, November 09, 2009 9:55:54 PM
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Iscritto dal : 3/11/2009
Posts: 2,276
Mia cara Klara, il tuo thread mi ha profondamente commosso. In settembre ero nella tua Polonia, in particolare ho avuto modo di visitare Cracovia, Auschwitz e Czestochowa. A Jasna Gora ho capito qual'era la grandezza di Giovanni Paolo e del popolo polacco e sono stato testimone di una Fede che qui in Italia abbiamo purtroppo in gran parte perso. Ringraziandoti ancora una volta per il tuo brillante intervento, permettimi un sincero saluto.
ecofive
Inviato: Monday, November 09, 2009 10:01:02 PM

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Iscritto dal : 6/20/2008
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Grazie Klara!!

Ciao.
klara
Inviato: Monday, November 09, 2009 10:02:21 PM

Rank: AiutAmico

Iscritto dal : 7/4/2009
Posts: 221
Lo avevo già messo in un altro argomento ma và bene anche quì Ciao.. http://www.youtube.com/watch?v=tJl70yMb5_0&feature=related
monsee
Inviato: Monday, November 09, 2009 10:06:08 PM
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Iscritto dal : 4/5/2005
Posts: 22,971
Un grande momento: una svolta epocale, che ha -e di parecchio- diminuito il rischio di un possibile conflitto in centro-Europa.
Grazie agli Alleati, per aver tenuto duro. Grazie a Michail Gorbachov, che si oppose -a proprio rischio [pagandone, poi, il prezzo] con successo- all'intervento armato ventilato dall'Armata Rossa.
magomagu
Inviato: Monday, November 09, 2009 10:15:41 PM
Rank: AiutAmico

Iscritto dal : 5/17/2009
Posts: 659
epipactis ha scritto:
Tra le tante cose scritte oggi, ci siamo dimenticati che è anche Il giorno della libertà. (legge del Parlamento italiano n°61 15/4/2005)
Forse vale la pena ricordarlo.


Certamente, hai fatto bene a ricordarlo.
Ma poi si rischia di cadere in univoci luoghi comuni, se non si approfondisce la riflessione.
A mio avviso - è giusto ribadire che il comunismo così come si è concretizzato, ha fallito e ha prodotto gravi crimini.
Perché ha cercato di portare avanti giustizia sociale, prescindendo dalla libertà.
La celebrazione della libertà fine a se stessa non basta (secondo me).
Io auspico una società innanzitutto libera, ma che si basi sul valore della solidarietà e che si ponga come obiettivo la giustizia sociale.
epipactis
Inviato: Monday, November 09, 2009 10:20:12 PM
Rank: AiutAmico

Iscritto dal : 3/11/2009
Posts: 2,276
magomagu ha scritto:

La celebrazione della libertà fine a se stessa non basta (secondo me).
Io auspico una società innanzitutto libera, ma che si basi sul valore della solidarietà e che si ponga come obiettivo la giustizia sociale.

Pensieri assolutamente condivisibili; in sostanza è il concetto stesso di socialdemocrazia.
ecofive
Inviato: Monday, November 09, 2009 11:55:27 PM

Rank: AiutAmico

Iscritto dal : 6/20/2008
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