Spero non ti dispiaccia se mi unisco agli altri, qui, nel farti i complimenti: è proprio un bel lavoro.
Richiederebbe un commento analitico e appropriato che, al momento (date la stanchezza e l'ora), non son sicuramente in grado di fare... A cominciare dall'analisi del concetto di "sequenzialità", di "linearità"... e di quello -alquanto viscido e ingannevole- di "rete"... Analisi, che, anche da sola, richiederebbe una chiacchieratina "a tu per tu" di perlomeno 2 o 3 ore... Tanto per far solo un accenno: quel che magari appare come una discordanza fra la visione tua e quella espressa qui da Dead, in verità proprio
non è (non dico solo che non c'è, fra voi, alcuna "discordanza": dico che non c'è -in verità- nimmanco la "questione" [ovvero, l'oggetto stesso del contendere è mero
fumo: semplice frutto di equivoco]). Concordo, poi, con Kore -e con più decisione di quel che non fa lei- per quel che attiene al "panegirico dei libri" (dirai: "Ecchecavolo, lo credo bene: sei uno scrittore!"... Ma in questa storia -credimi- l'emozione e il cuore c'entran ben poco e il punto vero è che il
libro è cosa molto diversa da quel che oggigiorno appare [abbiam del libro l'idea che ce n'han trasmesso quelli che, spesso, ben poco lo capiscono e proprio per questo, quasi se non sempre, molto lo detestano]). Non solo: il punto certamente più incredibile è quest'altro: il libro è assai più "iper..." di quel che può riuscire ad essere un qualsivoglia tipo di "formato elettronico". Il limite vero -ed è buffo- è l'opposto: laddove la componente "iper..." dev'esser necessariamente "limitata e indirizzata" (per meglio far capire quel che si vuole spiegare: "impressionare" [come su di una pellicola] anziché "far germogliare"),
allora sì che l'elettronica -il mito pompato del moderno computer- entra in gioco. Laddove, invece, la componente "iper..." può essere lasciata libera di spaziare fino a crear nuovi significati (inaspettati anche ai più Saggi) e nuovi sensi (Rimbaud -stanne pur certo- applaudirebbe), è proprio il
libro (
non-elettronico) a dimostrarsi perfetta forma di comunicazione, la forma "d'elezione", la
migliore...
Faccio solo tre esempi, per chiarire: niente come il fumetto (ma il fumetto è
libro!)... Nessun "formato elettronico" potrà giammai rubar le qualità
uniche di un buon fumetto. Di più: non c'è -né mai esisterà- "formato elettronico" che possa rendere un concetto matematico nella pienezza ricca e complessiva con cui può renderlo un buon libro (o, magari, anche soltanto un buon articolo). E, a quest'esempio, ne aggiungo un altro (che nasce dall'esperienza personale mia): non c'è formato elettronico (neanche multimediale, per quanto ricco d'effetti speciali) che possa rendere la pienezza, la ricchezza e l'immensa complessità della poesia come -solo- può fare, invece, un libro. La musica, lei, sì, è "discorso a parte": il "formato elettronico", al più lo può "indossare": ma lei, la musica, rimane sempre uguale, qualsiasi vestito abbia addosso. Per questo cambia poco che sia "in formato elettronico" oppure no: è valida in ugual modo in entrambi i casi.
Sia chiaro che NON ho -specie riguardo all'insegnare e all'imparare, modalità incluse- il minimo disaccordo con te. Mi son complimentato e lo ripeto. L'impostazione da te assunta, a parer mio, è
per davvero quella giusta. Son le ragioni -diciamo, "filisofiche" [ma, dietro, c'è di più]- che ci ribollon sotto, ad essere sbagliate: l'idea che il formato elettronico "apra ampi orizzonti" (li chiude e basta, invece), più ampi di un buon libro (errore davvero tremendo, questo: niente può esistere di più "ampio" e "moderno" e "
veramente interattivo" e "direttamente partecipativo" di un buon... libro! [
sta tutto in com'è scritto il libro]). Un
libro è una "Macchina del Tempo" (non scherzo, lo è davvero): il "fertilizzante ideale" di ogni umana mente. E, in più, molte altre cose...
Ora, la chiudo qui. Più tardi, con un po' più di tempo e un po' meno stanchezza, magari, ne riparliamo meglio.