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ilrestodiniente ha scritto:epipactis ha scritto:Nella storia non esiste una parte giusta od una ingiusta, in politica la parte giusta è quella che vince Questo significa che se avessero vinto hitler e mussolini adesso saresti contento di essere dalla "parte giusta". Non penso che Epipactis intendesse questo con le sue parole, né tanto meno io che ho condiviso il suo ragionamento. E' appunto un ragionamento, non l'apprezzamento nei confronti di una parte politica o di un'altra. Provo a spiegarmi. Premesso che provo una certo "disagio" nell'essere governata e rappresentata istituzionalmente da una specie (per me) di Peter Pan, che si contorna di tante Trilly, di tante ville, di tante TV, di tanti soldi, di tanto di tutto .... ed anche di tante parole che oggi dice e domani accusa di essere stato frainteso... Premesso questo, torno al ragionamento: Se la maggioranza di un Popolo sostiene un'idea o chiede a qualcuno di rappresentarla istituzionalmente, significa che gli dà la sua fiducia perché lo ritiene la persona giusta. Ecco perché in politica la parte giusta è quella che vince nel periodo storico in cui si colloca. Ora, posso anche non condividere il pensiero politico di questa parte vincente, possiamo essere in tanti a pensare così, ma non siamo la maggioranza, perciò nell'economia generale non rientriamo nella parte giusta. In Democrazia vince la maggioranza e, limitandomi all'attualità, la maggioranza ha ritenuto giusto che la parte giusta per governare fosse diversa da quella in cui io (o altri) credevo un po' di più. Se cambiano le idee, succede che la parte vincente/giusta diventa un'altra, magari quella che anche io sostengo. Silvio, forse a quattrocchi te l'avrei spiegata meglio questa cosa. Ti devi accontentare :-)
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ilrestodiniente ha scritto:Allora vuoi significarmi che la voglia di libertà e di autonomia del pensiero che leggo sempre con piacere nei tuoi interventi dipende solo dal fatto che ha vinto la democrazia? Monsee non sarebbe esistito in caso contrario? Non ti so dir se "monsee" sarebbe esistito oppure no, ma posso assicurarti che un poco d'autostima ce l'ho anch'io, però... Però, la Storia insegna. E -almeno a me- fra le altre cose, ha insegnato che Santa Romana Chiesa non si sbagliava poi di tanto quando affermava, per bocca di certuni "fraticelli" suoi: "Dateci un bambino di sette anni e ne faremo un santo". Certo, far diventare "un santo" me è impresa che può spinger perfino Giobbe alla disperazione, ma... Quando "sotto attacco" ci fosse stato un bimbo di sette anni, beh, temo sarebbe stato tutto un altro paio di maniche (io stesso, mi son formato la struttura mentale -e le convinzioni basilari- che ora ho, non quando ero settenne, bensì sei anni dopo: a tredici anni; non so se a sette anni sarei riuscito -come potrei far oggi senza nemmeno sforzo- a mandar sulle furie il caro Giobbe...) PS: ti chiederai: "Ma che t'ha fatto, povero Giobbe?"... Niente, era un brav'uomo. Nemmeno a Lui , aveva fatto nulla. Per questo, lo "perseguito": mi sforzo di "imitare" dal migliore ...
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Neppure io penso che epipactis intendesse quello che poi io ho stigmatizzato però la sua era una frase "fatta" a mio avviso molto pericolosa. Un po di punti: -al di là delle maggioranze esistono, a mio parere, dei principi non derogabili come la libertà di pensiero, di espressione, di religione (ivi compreso l'ateismo) di rispetto, di dignità. Se un potere deroga ad uno solo di questi principi, abbia la maggioranza o non l'abbia, è dalla parte sbagliata. Poi, come vecchia abitudine di noi sinistrorsi, possiamo sederci e discutere su tutto, su tutto avere dubbi e sgranare possibilità, ma la sostanza non cambia. La maggioranza in Italia è stata manipolata a dovere da una televisione commerciale che, quanto a metodi di propaganda, non è stata meno di quelli del periodo fascista e di altri della più becera sinistra. L'errore più grande che sia stato commesso da una sinistra che avrebbe dovuto essere attenta e argine mentre alla fine è risultata solo connivente. E' venuto a cadere il principio più elementare della democrazia: la pluralità dell'informazione. Da ragazzo avevo amici iscritti al movimento sociale, si beveva e si mangiava insieme, si discuteva, volevamo tutti un mondo migliore anche se erano diversi i mezzi ed i sistemi per ottenerlo. Con questi di forza italia (scritto piccolo) di cosa si può parlare se non di soldi, capitali, interessi, veline, proprietà e via dicendo. Non vogliono un mondo migliore ma solo un orticello dove fare i porci comodi loro e caso mai di tanto in tanto regalarti un posto di lavoro, una dentiera e batterti la mano sulla spalla come ad un povero servitore. -ti invidio per provare un "certo disagio" per un potere di nani e ballerine, pensa che io alla soglia dei sessanta ho venduto quel che avevo, lasciato un lavoro e una bella casa e me ne sono venuto a Berlino. Un'altra vita è possibile!!! e la sto vivendo. La cosa peggiore è che non mi manca il mio Paese e questo mi fa un male da morire. Scusa la logorrea, non è mia abitudine ma di quando in quando straripo. Un caro saluto Silvio (ahimé)
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Ti do in parte ragione, Monsee, l'imprintig può essere radicale. Io ho fatto le elementari dai Barnabiti e servivo messa, famiglia cattolica e buone predisposizioni al seminario. Il problema è che, come te, il baco della ribellione scavava in me ogni giorno e poi ci sono stati i libri e il sessantotto. D'accordo se avessero bruciato tutti i libri pericolosi e avessero fucilato in piazza tutti i sessantottini forse sarei diverso. Forse. Devi convenire però che sarebbe stata una ipotesi affatto improbabile.
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ilrestodiniente ha scritto:... se avessero bruciato tutti i libri pericolosi e avessero fucilato in piazza tutti i sessantottini forse sarei diverso. Forse. Devi convenire però che sarebbe stata una ipotesi affatto improbabile. Personalmente, ringrazio di tutto cuore quanti han lottato contro Hitler e il nazismo. Tutti quelli che hanno lottato (e magari ci son pure morti) per liberare dal nazifascismo la nostra bella Italia (e anche l'Europa). Proprio come ringrazio, in pari modo, quanti -col loro apporto, la loro lotta, il loro sacrificio, la loro solidarietà o anche con la loro pura e semplice presenza,- han contenuto fuori dall'Europa ogni forma bieca e tirannica di comunismo, dopo il termine della folle guerra innescata (non lo scordiamo: eran stretti alleati, quando s'invase la Polonia) dal nazismo germanico e dal comunismo sovietico (e dal pacifismo "di strada" europeo, specie quello inglese e francese, che tanto agevolò l'ascesa delle Dittature). E non ringrazio, come "liberatori" i nostri Partigiani soli, ma anche tutti i soldati, di tanti Paesi (americani, inglesi, polacchi, francesi e di tante altre nazionalità ancora), che hanno versato il proprio sudore e il proprio sangue precisamente al fine di evitare che "si bruciassero i libri pericolosi" o fossero fucilati in piazza i nostri dissidenti... Se sono quel che sono, lo debbo anche a loro, al loro sacrificio. Sarei un ingrato, a negarlo. Come sarei un ingrato se negassi il sacrificio fatto da tanti altri eroi in precedenza per fare dell'Italia una Nazione (non parlo solamente dei nostri Patrioti: parlo delle decine e decine di migliaia di "stranieri" (polacchi, francesi, tedeschi, americani, inglesi e tanti altri, non solo durante il Risorgimento, ma già prima... sin dagli esordi della Rivoluzione Americana e di quella Francese... per arrivare, poi, al Risorgimento attraverso i grandi campi di battaglia napoleonici): uomini e donne che si batteron per l'Italia ( nel nome dell'Italia) e, qui in Italia, versaron tanto sangue, dandomi (ma non soltanto a me) la possibilità di vivere nell'Italia (e nell'Europa) che conosco anziché nello "spezzatino" di regioni sempre in reciproco conflitto "del bel tempo che fu"... Una cultura nasce da un insieme assai complesso di eventi e accadimenti: personalmente, ho l'impressione che noi siamo, in fondo, proprio il prodotto del sacrificio eroico di tutti quanti questi nostri poveri morti...
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